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Nel 1549, su richiesta del Senato palermitano, sant’Ignazio di Loyola inviò a Palermo i primi padri gesuiti.

Nel 1553 i padri gesuiti, dopo alcune peripezie per trovare un luogo idoneo ad accogliere sia la scuola sia la chiesa, per rescritto imperiale ottennero l’abbazia di santa Maria della Grotta.

I lavori iniziarono sotto la direzione dell'Architetto gesuita di Ferrara Giovanni Tristano. Fu posta la prima pietra nel 1564.

La pianta della chiesa era a un’unica navata a croce latina, con profonde cappelle laterali. Il transetto allargava le braccia per ospitare le cappelle più ampie, dedicate a sant’Ignazio di Loyola e a san Francesco Saverio.

Il fascino più potente di questo capolavoro d’arte è legato certamente alle figurazioni allegoriche marmoree. Tuttavia il linguaggio iconografico ha bisogno di interpretazione iniziatica, altrimenti il suo messaggio rischia fraintendimenti anche gravi. Per esempio non è raro che alcune guide vedono in questa chiesa traccie della massoneria e dell'esoterismo, fino ad arrivare anche all'occultismo.

Per ovviare a una simile deriva interpretativa e cercare di comprendere le intenzionalità degli autori si rinvia alla spiegazione delle opere contenute nel blog di Pietre vive.

Per chi desidera conoscere le magnifiche opere esposte nel Museo visiti il sito dell'Associazione culturale Itiner'ars, che cura l'accoglienza turistica all'interno della chiesa.

Le opere d'arte all'interno della chiesa sono realizzate con la tecnica a marmo mischio e tramischio, eseguiti dai migliori scultori siciliani: Gioacchino Vitaliano, Antonio Grano, Camillo Camilliani, Ignazio Marabitti e Giacomo Serpotta.

Per ulteriori informazioni clicca qui

Per conoscere qualcosa della chiesa clicca l'intervista a TeleOne qui

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